Treiso si presenta agli occhi del visitatore come un borgo placidamente disteso su morbide colline che paiono di velluto corrugato da tante pieghe continue, che sono poi la litania infinita dei filari d’uva messi a dimora sotto il sole.
Ma la Langa sa sorprendere il viaggiatore quando questi meno se l’aspetta. Usciti dal paese, fatte poche curve e oltrepassato un pugno di case, uno slargo in prossimità di un tornante si affaccia… sul vuoto. Un immenso vuoto bianco-grigio tormentato di calanchi e fenditure in forma di anfiteatro, una voragine, in altre parole, un “buco” di dimensioni ragguardevoli contornato di pareti in guisa di enormi bracci che si protendono dalla base dello smottamento fin verso una valle umbratile e stretta.
La voragine ha un nome: Rocche dei Sette Fratelli. Ha anche un’origine geomorfologica ben precisa: deve la sua forma inusitata all’azione costante delle acque, che hanno sgretolato nel corso di secoli pareti di collina friabili per via della composizione marnosa. Tuttavia, agli occhi degli antichi, tale fenomeno non poteva essere liquidato in maniera così banale, così fredda. Da secoli, di famiglia in famiglia, si tramanda a Treiso il mito dei sette fratelli, che dà appunto il nome a questo luogo. C’era una volta un prato, là dove ora sono forre e dirupi, rifugio di volpi e pernici. In questo prato si recarono un giorno sette fratelli a falciare l’erba. Venuta l’ora del pranzo, li raggiunse la pia sorella, che sporse loro in un cesto una parca colazione a base di magro: era infatti venerdì, e bisognava osservar l’astinenza. I fratelli, evidentemente molto affamati per il duro lavoro e poco ortodossi in fatto di pratiche religiose, cominciarono a insultare la donna e a bestemmiare il Signore. Come se non bastasse, di lì a poco passò nei pressi la processione del Viatico: era uso un tempo che il sacerdote portasse la Comunione agli anziani del paese in forma solenne. I sette fratelli rifiutarono l’invito della sorella a sospendere il pasto e a inginocchiarsi con lei in raccoglimento. Non solo. Ripresero a bestemmiare contro Dio e contro i Santi, arrivando a sfidare il Cielo. Fu allora che il terreno sotto i loro piedi d’improvviso si aprì, inghiottendoli per sempre e lasciando salva la devota sorella su di una lingua di terra non franata. Le Rocche dei Sette Fratelli, poste su terreno di proprietà comunale, hanno una superficie di quasi 9 ettari. L’interno della grande faglia, troppo ripido per consentire la crescita di alberi, è quasi privo di vegetazione, eccezion fatta per arbusti di ginestra, ginepro e pino silvestre. Sui bordi più alti vegetano invece piante di alto fusto quali querce, gaggie, olmi. Ricca la presenza di selvaggina nel fondo più oscuro delle Rocche.
Alle Rocche si arriva facilmente dal centro di Treiso in pochi minuti di cammino. Occorre dirigersi verso le borgate Giacone e Canta, superare il pilone votivo dedicato ai Partigiani, scendere verso Meruzzano-Montersino, superare un altro pugno di case. Dopo un paio di tornanti, lo spettacolo si aprirà magicamente davanti agli occhi del visitatore.
Il sito delle Rocche dei Sette Fratelli è una delle tappe (la quarta), della “Strada Romantica di Langa e Roero"
La Chiesa Parrocchiale di Maria Vergine Assunta
Antica chiesa parrocchiale del luogo era la chiesa di S. Lorenzo (col nome di Sancti Laurenti de Trayso è elencata nel 1325 tra le Cappelle Capituli Albensis). Il vescovo di Bergamo, mons. Gerolamo Regazzoni, in visita apostolica nel 1577, invita a costituire la chiesa di Treiso in “nuova parrochia”. Tra il 1746 e il 1751 la Comunità ravvisa la necessità di costruire una nuova chiesa. L’intitolazione a S. Lorenzo si mantiene sin oltre il 1693, con ogni probabilità sino all’edificazione della nuova chiesa, in linee barocche, benedetta nel 1765 e dedicata a Maria Vergine Assunta (ma il quadro che raffigura “l’Assunzione di Maria Vergine, S. Lorenzo e S. Giovanni” risulta già collocato sull’altar maggiore in un inventario del 1718). Nel 1766 il pittore braidese Pietro Paolo Operti esegue la tela che raffigura “S. Bovo, la Beata Vergine del Rosario e Sant’Isidoro agricoltore”. Una tela, opera del Gagliardi (1763), è collocata sopra un altare laterale e raffigura “S. Luigi Gonzaga e S.ta Caterina”. Nel presbiterio si osserva un imponente gruppo statuario raffigurante la Vergine Assunta, realizzato dal Padre Modesto da Caramagna (è stato recentemente oggetto, insieme ad altre opere, di un accurato restauro). Il campanile viene realizzato nel 1767 e la nuova campana viene collocata tre anni più tardi. Le statue dell’Assunta, di S. Anna e di S. Gioacchino, collocate in facciata, sono opera dello scultore racconigese Unia e vennero eseguite nel 1773. L’organo, dismesso dalla parrocchiale di Neive, viene acquistato nel 1887. Le decorazioni interne, realizzate intorno al 1898, sono opera di artisti monregalesi, tra i quali i fratelli Agostino e Giovanni Toscano, il primo dei quali eseguì le figure.
Confraternita di S. Bernardino
La chiesa di S. Bernardino da Siena, ubicata a lato del palazzo comunale, era sede della Congregazione dei Battuti Bianchi. È stata oggetto di un recente, radicale intervento di restauro-ripristino che l’ha trasformata in un moderno Centro Culturale, dotato di un’accogliente, ampia sala per manifestazioni, mostre e spettacoli. Il Centro è intitolato a Don Giuseppe Flori, benemerito parroco di Treiso dal 1950 al 1998.
Altre Cappelle
È intitolata a S. Stefano quella che sorge in località S. Stefanetto e a S. Alessandro quella della località omonima. La cappella dei Ronchetti s’incontra sulla strada che porta al Cappelletto; un Pilone si trova in località Rizzi. Le cappelle della località Pagliuzzi (Ss. Crocifisso) e della località Roncaglie (Ss.ma Addolorata), pur ricadendo sotto la parrocchia di Treiso, sono in territorio di Barbaresco.